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To Google

Sarah Cosulich Canarutto

Marotta & Russo, To Google, Villa Manin

Le complesse costruzioni digitali di Marotta & Russo possono apparire anche fragili e transitorie, quasi si trattasse di fermo immagini in procinto di riprendere il loro movimento. Proprio come i paesaggi urbani che metaforicamente e fisicamente tendono a rispecchiare, queste sofisticate strutture sembrano implicare successive possibilità di svolgimento rispetto a quelle che già nella loro essenza racchiudono. Gli artisti pensano all’immagine come ad una poetica equazione che, in quanto tale, non nega nel suo razionalismo la possibilità di altre infinite mutazioni. In questo senso la contemporaneità del loro lavoro è la capacità di suggerire rappresentazioni che riflettono il nostro presente, non soltanto dal punto di vista visivo, ma in quanto considerazioni logiche e antropologiche sensibili al mutamento del mondo. Sottrarre i testi dalle pagine di siti web, dividere i flussi di informazioni che sottendono, sommare le strutture allo sfondo e moltiplicarle nell’immagine finale: Marotta & Russo usano la matematica per riordinare i frammenti del nostro vissuto e fabbricare così delle nuove icone. La loro è una forma di poesia che, invece di comporre istintivamente suoni e parole, intreccia sistematicamente frasi compiute, situazioni reali, dati concreti e simboli quotidiani dando vita ad un inaspettato linguaggio visivo basato sulla sintesi del presente.


La forza di un’opera d’arte è legata alla sua capacità di relazionarsi non solo con la contemporaneità ma anche con un ipotetico futuro dal quale guardare indietro. Questo rapporto di dialogo/scambio è evidenziato particolarmente in “To Google”, l’installazione creata da Marotta & Russo nel 2004 a Villa Manin. Oltre a rappresentare un’interessante interpretazione dell’idea di pittura e del suo significato oggi, l’inserimento del paesaggio digitale all’interno della nicchia barocca ha dato vita ad un affascinante intreccio di tre livelli temporali. Se le decorazioni architettoniche richiamavano la storia, le pagine spogliate dei siti web raccontavano il presente con gli occhi analitici del futuro e suggerivano il futuro attraverso lo sguardo istintivo del presente. La cornice storica era così al tempo stesso contorno, sfondo, contenitore, televisore ma anche gabbia della realtà.
Gli scheletri delle homepage e tutte le diverse strutture trasformate da Marotta & Russo come elementi portanti delle immagini rappresentano delle forme di ready-made codificati: perdendo la loro funzionalità semiotica vengono assorbiti nel linguaggio più imprevedibile e meno regolamentato dell’arte. L’opera si manifesta in questo processo di trasformazione, quando simbolo e forma si intersecano e divengono indistinguibili, annullando anche i confini tra soggetto e oggetto, bidimensionalità e tridimensionalità.


“To Google” mette in particolare evidenza l’attenzione rivolta da Marotta & Russo al concetto di cornice/contenitore/contorno. La cornice tangibile della nicchia rappresenta un modulo che si ripete in modo concentrico trasformandosi da bordo a sfondo e rispecchiandosi a sua volta nei profili delle pagine web. Caratteristica del contenitore è anche quella di rimandare costantemente ad un enigmatico contenuto che nelle opere dei due artisti sembra concretizzarsi sempre nella forma di spazio vuoto.
La circolarità del linguaggio di Marotta & Russo non ha solo una valenza temporale e processuale ma diviene in molti lavori anche eloquente paradosso. Con gli “Object Kit” per esempio la metamorfosi rischia di divenire quasi completa trasformando l’opera d’arte in potenziale mezzo e matrice iconografica che la costituisce. Gli involucri di oggetti e gadget vengono tradotti e ricomposti in quanto componenti della nuova immagine. Se questa fosse utilizzata dagli artisti in modo funzionale su un supporto diverso da quello classico, il ciclo si concluderebbe con il punto di partenza. Come se i tubetti di pittura di Arman servissero per dipingere un altro quadro.